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Ha senso, nel 3° millennio ormai inoltrato, proporre un manuale di semeiotica clinica reumatologica? Negli ultimi due decenni la medicina si è avvalsa sempre più della tecnologia e i vantaggi che le sue applicazioni offrono a pazienti, clinici e ricercatori sono tutti ben evidenti. La Reumatologia non è rimasta impermeabile a questo nuovo corso, vedendo crescere in modo esponenziale il ruolo assunto dalla diagnostica per immagini. Chi ha vissuto la Reumatologia ai suoi albori si è adoperato per conferire alla disciplina autonomia accademica e nosografica dotandola, tra le altre cose, di un solido impianto clinico-semeiologico a supportare la convinzione che la Reumatologia sia una disciplina eminentemente clinica. Di questo lascito siamo debitori nei confronti di chi ci ha preceduto. Le nuove metodiche di imaging come l'ecografia e la risonanza magnetica (per citare le più diffuse) hanno aperto nuovi orizzonti su scenari prima sconosciuti o solo parzialmente esplorati e costretto le nuove generazioni di clinici ad una seria e critica revisione del loro patrimonio culturale in ambito clinico-semeiologico. In questo nuovo scenario alcune nozioni e pratiche semeiologiche storicamente sedimentate nel corso degli anni sono, oggi, da ritenersi troppo imprecise, se non addirittura superflue o desuete.